RICCÒ - CASELLA - PASSO DELLA CIGOLETTA
Lunghezza 4,5 km
Tempo di percorrenza 2 ore
Dislivello 459 m
Difficoltà E/EE
Segnavia 7
Questo è un itinerario molto bello perché attraversa ambienti paesaggistici di grande bellezza fino ad arrivare al crinale costiera che offre colpi d’occhio sulle Cinque Terre e sulla riviera ligure di Levante davvero notevoli. Di un certo interesse è anche l’aspetto storico, costituito da piste, cave ed edifici legati ad antichi mestieri di cui si è quasi completamente perso il ricordo.
La mulattiera ha origine nell’abitato di Riccò del Golfo di Spezia (148 m), in corrispondenza del bivio che porta a Valdipino (200 m), dove sono ancora visibili antichi telai, testimonianze di un’attività tessile piuttosto sviluppata, almeno fino all’inizio del XX secolo. Da qui si risale la strada asfaltata che costeggia la valle del torrente Riccò per circa 3 Km e che termina nel borgo di Casella (298 m).
La frazione conserva ancora oggi molti manufatti, alcuni di buon pregio: volte, nicchie, lapidi, portali, colonne, fontanelle, abitazioni, scale, edicole votive e le tipiche Madonnette, fragili statuine antropomorfe. Opere tutte realizzate in pietra arenaria, grazie alla presenza, nelle vicinanze, di alcune cave (ormai non più attive) che nel passato avevano fatto conoscere Casella come il “paese degli scalpellini”.
Dallo spiazzo che funge da parcheggio, in fondo al paese, prendiamo una pista sterrata che si inoltra nel bosco di castagni. Dopo aver oltrepassato il torrente grazie a un piccolo ponte di legno, arriviamo a una specie di crocevia. Sulla nostra sinistra ha origine il sentiero n. 6, che risale il rio Trambacco e che, dopo aver scavalcato il crinale in prossimità della sella sotto il monte Marvede (665 m), scende fino a Manarola (2 m). Qui può essere interessante fare una piccola digressione e incamminarci per qualche minuto su questa mulattiera per raggiungere il piccolo borgo di Serenella (261 m), dove ancora oggi sono visibili tre mulini: uno a doppia macina per le granaglie, uno per la triturazione dello zolfo e uno per la preparazione dei tessuti.
Torniamo indietro e, dopo aver ignorato, sulla nostra destra, il sentiero n. 3/a, che si distacca più a nord-ovest dal monte Baudara (751 m), procediamo senza indugi lungo il sentiero n. 7 che risale tutta la valle Chiose e che costituisce la nostra direttrice principale.
Questa parte dell’itinerario è molto bella, anche se il cammino può essere ostacolato da alcuni infrascamenti o da tronchi caduti a terra. Castagni, robinie, sambuchi e ontani fanno da cornice a un habitat caratterizzato dalle acque limpide del torrente Riccò che a tratti forma piccole cascate, rivoli secondari e modesti laghetti dai quali affiorano spesso grossi massi di colore rossastro. Non è raro, in questo ambiente, imbattersi in anfibi come le salamandre pezzate, e in insetti di acqua dolce, come le libellule e i gerridi.
Dopo qualche minuto di cammino c’imbattiamo in un grande macigno di arenaria (da cui si distacca un viottolo che conduce a una vicina fonte), su cui è stata scolpita – in bassorilievo – la testa tipica delle statue stele lunigianesi. Si tratta probabilmente di un omaggio al tradizionale lavoro degli scalpellini, un tempo molto attivi in tutta la zona, come testimoniano i resti delle cave e delle strutture in muratura adiacenti – ciò che resta della mensa e dell’ufficio paghe degli operai – che incontriamo più avanti.
Proseguiamo, risalendo la valle sotto un folto bosco di castagni ormai inselvatichitisi e attraversando più volte il corso d’acqua, fino a transitare in un ambiente ricco di felci e di un fitto sottobosco dove si trovano (di solito nascoste) le sorgenti del torrente Riccò, le cui acque ci hanno accompagnato fino ad ora. Da questo punto sono sufficienti pochi minuti di ulteriore salita per arrivare sul valico della Cigoletta (607 m), capolinea del nostro itinerario, dove incrociamo il sentiero n. 1 di crinale che collega Porto Venere a Levanto.
Dalla sella della Cigoletta abbiamo anche la possibilità di completare il sentiero n. 7 nel suo versante marino. La mulattiera, infatti, attraversa l’abitato di San Bernardino (385 m), dove sorge l’omonimo santuario a cui sono devoti gli abitanti di Corniglia. Da qui scende sul sottostante litorale delle Cinque Terre, tra uliveti e terrazzamenti, fino al paese di Vernazza (1 m), regalandoci panorami mozzafiato.